Un gentiluomo, famoso scrittore di gialli, Andrew Wyke, invita nella propria villa di campagna, ricolma di automi e di giochi di cui è appassionato, Milo Tindle, un parrucchiere di origine italiana, che sa essere l’amante di sua moglie Marguerite. Sostenendo di non essere più interessato alla donna, visto che si è già trovato da anni una giovane amante nordica, e anzi di volersene liberare, gli propone di inscenare insieme un furto di gioielli, da cui potrebbero trarre entrambi vantaggio: lui sarebbe risarcito dall’assicurazione, l’altro potrebbe garantirsi il tenore di vita richiesto dalla donna. Dopo le perplessità iniziali, Milo cede alla tentazione, senza rendersi conto che si tratta solo di un’elaborata trappola per umiliarlo: prima Andrew lo costringe a eseguire il furto con un improbabile travestimento da clown, poi gli rivela che in realtà ha voluto metterlo nelle condizioni di potergli sparare legittimamente, in quanto intruso nella sua proprietà; una volta terrorizzato a morte Milo fino a spingerlo a supplicare per la propria vita, gli spara. Ma si tratta solo di un proiettile a salve, dopotutto è solo un gioco, del cui risultato Andrew è pienamente soddisfatto. Qualche giorno dopo, alla villa si presenta l’ispettore Doppler, che sta indagando sulla scomparsa di Milo. Malgrado l’assenza del corpo, tutte le prove indicano che in quel luogo è avvenuto un fatto di sangue e che il colpevole è proprio Andrew. Ma anche stavolta si tratta di una messinscena, l’ispettore non è altri che Milo abilmente travestito, il quale rivela la propria identità solo quando Andrew, visibilmente sconvolto dall’idea di essere arrestato per un delitto che non ha commesso, rivela il complicato gioco che ha organizzato, senza però arrivare all’omicidio. Scoperto lo scherzo, Andrew tenta di minimizzare la propria reazione, finge di aver intuito tutto in anticipo e si complimenta con l’altro, definendolo un abile compagno e avversario di gioco, uno spirito affine al proprio. Ma la vendetta di Milo è però appena cominciata: afferma di avergli ucciso l’amante, di aver disseminato nella villa le prove che lo incriminano (un bracciale, una scarpa, una ciglia finta e l’arma del delitto) e di avergli lasciato solo pochi minuti per trovarle prima dell’arrivo della polizia. Andrew si convince con una telefonata alla miglior amica di lei che è tutto vero e si getta in una disperata “caccia al tesoro”, in cui è generosamente aiutato da Milo che, alla fine, soddisfatto, gli rivela che si è trattato anche questa volta di una finzione, resa possibile dalla collaborazione dell’amante, ben disposta a rendere per una volta vittima l’uomo di cui conosce bene i difetti (non solo il piacere nel sopraffare gli altri, ma anche l’impotenza). Andrew non può sopportare di essere stato umiliato ben due volte e decide di uccidere Milo, questa volta sul serio. Per quanto l’altro gli dica che l’idea della legittima difesa contro l’intruso non può funzionare, perché ha già raccontato tutta la storia alla polizia locale, non gli crede («lo stesso gioco non si può ripetere per tre volte») e gli spara. Si rende subito conto del suo tragico errore, sentendo all’esterno i rumori dell’arrivo della polizia, stavolta reale.
Una produzione Teatro e Società
con Claudio (Greg) Gregori e Fabio Troiano
di Anthony Shaffer
adattamento Fabrizio Coniglio e Massimo Dapporto
regia Fabrizio Coniglio