Progetto di Maurizio Vanni - Selezione dei relatori a cura di Maurizio Vanni e Stefania Cerutti
Evento organizzato in collaborazione con Università Piemonte Orientale e Associazione ARS.UNI.VCO e con il patrocinio di MINISTERO CULTURA, Museo del Paesaggio, Muesei Civici di Domodossola, Forum di Omegna, Parco della Fantasia Gianni Rosari, Associazione Musei dell'Ossola, Rete Museale Alto Verbanoa, Ecomuseo del Granito, Cooperativa Aurive
LOCANDINA - Programma 9 ottobre - Programma 16 ottobre - Programma 23 ottobre
Alla XXI Conferenza Generale del 2007 a Vienna, l'ICOM stabilisce con l'art. 2 del proprio statuto, la nuova definizione di museo: “Il museo è un'istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell'uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, istruzione e diletto”. Una definizione che, probabilmente, andrà rivista nell'ottica di una nuova museologia che dovrà tenere conto della ratifica della Convenzione di Faro da parte del Governo italiano (settembre 2020) e degli effetti che si lascerà alle spalle la pandemia da Covid-19.
La Convenzione di Faro afferma il diritto all’Eredità culturale da parte di tutti i cittadini e, per questo, invita i paesi sottoscrittori a promuovere azioni – offerte culturali tailor made – per migliorare l’accesso alle collezioni, alle mostre temporanee e al patrimonio culturale dei nostri musei. Un patrimonio culturale, inteso come fattore determinante per la crescita sostenibile, lo sviluppo umano e il miglioramento della qualità della vita, da partecipare perché interpretato come imprescindibile espressione della nostra tradizione, della storia della nostra cultura e genesi dei valori che hanno contraddistinto la crescita e l’evoluzione di un popolo. La Convenzione di Faro apre a nuove prospettive: da una parte il definitivo abbattimento delle barriere sociali ponendo l’individuo al centro dell’attenzione sollecitandone il coinvolgimento personalizzato; dall’altra la crescita sostenibile del museo e lo sviluppo umano del visitatore che lo accoglie nella propria quotidianità. Anche la recente Dichiarazione di Roma, approvata all'unanimità dal G20, incoraggia governance culturali collegate a una pianificazione che tenda, concretamente, verso piani di sviluppo sostenibili ed equilibrati capitalizzando strategie innovative sempre più concentrate sulle persone. La sostenibilità, per un museo e per un teatro, è il fine a cui tendere per raggiungere l’equilibrio tra le quattro dimensioni che ne fanno parte: economica, sociale, ambientale e salute&benessere.
Si inizia dalla Sostenibilità economica senza la quale sarebbe impossibile mantenere la promise di essere un servizio pubblico in grado di poter accogliere, in modo appropriato e personalizzato, tutti i segmenti di pubblico e in particolar modo le persone più fragili e vulnerabili. Il contributo a fondo perduto delle Pubbliche Amministrazioni, nella maggior parte dei casi, non è più sufficiente per coprire il budget necessario al raggiungimento di tutti gli obiettivi ed è per questo che i musei sono chiamati a ideare nuovi business model attraverso forme sempre più creative di fund raising.
La Responsabilità sociale risponde alle esigenze di un museo che, oltre alle sollecitazioni della Convenzione di Faro, non può ignorare lo stress, stati di ansia, il disorientamento emozionale, la frustrazione e la confusione che la pandemia ha lasciato in noi. I nuovi modelli di sviluppo delle strutture culturali che decidono di investire nella MSR – Museum Social Responsibility rappresentano risorse intangibili che connettono il museo al territorio e alla comunità: bene comune e bene relazionale. Concetti che, disciplinati da strategie olistiche, portano a profilare il pubblico generico sulla base del loro nuovo stile di vita, a coinvolgerlo con proposte culturali originali e personalizzate concepite come coinvolgenti “Piattaforme del benessere esperienziale”. Ne risultano evidenziati contenuti immateriali connessi con la bellezza, l’etica, il benessere, la salute e l’ambiente che puntano a un desiderio condiviso di bene collettivo.
Anche la Sostenibilità ambientale è determinante in quanto i musei sono tra gli edifici con il più alto impatto ambientale. Ai progetti ecosostenibili, connessi all’utilizzo di materiali naturali e di materie prime certificate FSC (Certificazione Internazionale per il Settore Forestale) o PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification Schemes), si uniscono i programmi per il risparmio e l’efficienza energetica con l’obiettivo di ricorrere a energie rinnovabili (ad esempio il fotovoltaico invisibile) e a dispositivi illuminotecnici a Led. Importanti risulteranno anche i laboratori e i workshop proposti a tutti i segmenti di pubblico per trasmettere competenza ecologica e coscienza ambientale. Un museo ecologico ed ecosostenibile migliora la qualità della vita di chi lo frequenta inviando un messaggio determinante alla società.
Ben prima che la medicina moderna riconoscesse nelle attività culturali un'efficacia terapeutica, le società primitive usavano, in modo istintivo, “elementi artistici” per curare i loro malati. Attribuivano alle arti, in particolare ciò che oggi chiameremmo pittura (graffiti e colore), scultura (composizioni a tuttotondo) e musica (soprattutto percussioni acustiche), poteri magici e vi facevano ricorso per combattere gli spiriti maligni responsabili della malattia. Il guaritore era una sorta di figura mitica che impersonava tre figure: quella del medico, del sacerdote e dell'artista. Il valore della relazione tra cultura, salute e benessere è evoluto con regolarità nel corso dei secoli, ma ha avuto una svolta importante agli inizi degli anni duemila. Secondo uno studio svedese, pubblicato nel 2000, la frequentazione di musei e luoghi di cultura in genere può avere un effetto benefico sulla longevità; il che è come dire che i musei allungano la vita. Nel 2007 Wilkinson ha pubblicato uno studio che si riferisce alle ricerche effettuate, sempre in Svezia, da Bygren, Konlaan e Johansson per comprendere la relazione tra le attività culturali e la salute auto-percepita.